
Quando l’AI diventa materia viva al Liceo Boccioni di Napoli
Il brusio dell’aula magna si ferma di colpo quando quattro droni – programmati dagli stessi studenti – s’innalzano sopra un plastico di città sostenibile. È la scena finale di Digital Lab AI, il boot‑camp che a marzo 2025 ha trasformato il Liceo Artistico Umberto Boccioni nell’unico istituto partenopeo selezionato da Ericsson per un doppio modulo di robotica e intelligenza artificiale. Ragazzi e ragazze di quinta – grafici, designer di moda, aspiranti videomaker – hanno messo da parte tavolozze e penne digitali per addestrare reti neurali capaci di distinguere i rifiuti e guidare i droni verso il cassonetto giusto. Due giorni che hanno mescolato entusiasmo creativo e rigore ingegneristico, sotto lo sguardo curioso di docenti d’arte e filosofia.
Dietro la meraviglia del “gioco” c’è un metodo: ogni sprint segue Build‑Test‑Reflect. Quaranta minuti per raccogliere immagini, trenta per allenare il modello, altri venti per domandarsi dove si annidino i bias («Il sensore ignora le lattine scure?»). Il laboratorio è anche un antipasto di ciò che richiede il nuovo EU AI Act: dal 2 febbraio 2025 scuole e imprese dovranno garantire AI literacy a chi progetta o usa sistemi di intelligenza artificiale.
Insight & Toolkit
- Framework Build‑Test‑Reflect, replicabile con un kit Raspberry Pi.
- Rubrica di valutazione 30‑30‑40: accuratezza, creatività, riflessione etica.
- Report tecnici in inglese per trasformare l’attività in modulo CLIL.
- Risultato: +42 % di engagement nelle ore STEAM e tre progetti già candidati a un hackathon nazionale.
E ora tocca a te …
- Se avessi soltanto 1 000 € per potenziare l’AI a scuola, sceglieresti nuove licenze software o un esperto di etica dei dati che formi la classe?
- Davanti a un algoritmo che discrimina, quanta precisione sei disposto a perdere pur di garantire equità per tutti gli studenti?
- Chi dovrebbe prendere queste decisioni cruciali: i docenti, gli studenti, le famiglie … oppure un tavolo in cui ognuno abbia la stessa voce?
Le risposte a queste domande non sono un test a scelta multipla: sono l’avvio di un dialogo che definisce il futuro della formazione – e, di riflesso, della nostra società.